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Lui & Lei

Capitolo 4: la vecchia scuola elementare


di Rodis
18.09.2022    |    1.138    |    0 6.0
"Aveva un’ossessione per le sue scarpe..."
[1]
L’ultima cosa che Rodis ricordava di aver fatto era un pigro movimento della mano alla ricerca di una sigaretta nella tasca destra dei pantaloni, mentre la sua mente vagava tra mille pensieri. D’un tratto si ritrovò il volto coperto da dei profumati capelli crespi. Sentì una specie di scossa quando Ana si appoggiò a lui, con i glutei contro il suo inguine. Sembrava apparsa dal nulla, in quel corridoio vuoto e caldo della vecchia scuola di paese, alleviato soltanto da una lieve brezza serale di una finestra dimenticata aperta.
Un saggio di teatro si svolgeva nella vicina, consunta aula magna, una di quelle stanze respirate nell’infanzia e che lasciano il loro indelebile ricordo, risvegliato con una stretta allo stomaco solo da quell’odore.
- “Ti ho visto uscire, i miei sono tutti assonnati là dentro.”
Il vestito scarlatto le lasciava scoperte le spalle toniche, la collana d’argento che portava al collo invitava a far cadere lo sguardo, con una piccola pietra a forma di goccia perfettamente al centro dei suoi seni. Rodis si prese il tempo per gustarsi quella sensualità, prima di guardarla negli occhi:
- “Pensavo di fumare.”
Ana si sentì nuda, bella, insicura, desiderata, forte e timida allo stesso tempo. La fermezza dello sguardo di lui aveva questo potere, il suo iride nero incomprensibile.
Una fuggente occhiata al corridoio, ancora deserto. Lo prese dalla fibbia della cintura di cuoio nero, sorridendo e posandogli gli occhi sul collo, sulle labbra, e infine ricambiando il suo sguardo affamato.
- “Allora usciamo.”
Si lasciarono il giallo della luce artificiale alle spalle, affievolito nel sottofondo di musica e monologhi. Mentre avanzavano nel vecchio giardino, l’aria fresca asciugava il leggero strato di sudore nella bianca camicia di lui, accapponando la pelle della sua amante in un piacevole brivido. Il fruscìo dei loro passi sui trifogli scompariva sovrastato dal canto dei grilli.
- “Ti ho pensata, ieri notte, dandomi piacere.”
Ana si fermò, lo tirò a sé da un braccio. Gli prese una mano e la mise direttamente fra le sue gambe.
- “Non posso resistere ancora. Scopiamo adesso.”

[2]
Il cervello di Rodis completamente distratto dalle dita sinuose di Ana sul suo membro cercò disperatamente, tra i suoi ricordi d’infanzia, un luogo vicino a loro abbastanza appartato. Si guardò velocemente alle spalle per assicurarsi che nessuno li potesse vedere; quindi, la prese sottobraccio e la invitò a salire lungo la scarpata.
Le prese i fianchi e la spinse davanti a sé, mentre cominciava a sentire i muscoli delle gambe lavorare per percorrere la salita. Quella poca luce dei lampioni che riusciva a filtrare tra le foglie si fiondava nelle pieghe del vestito rosso, luccicando ad ogni suo passo. I glutei muovevano le pieghe del tessuto a ritmo, lasciando intravedere la linea superiore dell’intimo di lei, ondeggiante. Ipnotico. Rodis non riusciva a distogliere lo sguardo. Le seguiva le anche, le guardava i glutei e le nude gambe far fatica. I polpacci contratti, le caviglie pronte a ricevere il peso del corpo ad ogni passo.
Le scarpe. Aveva un’ossessione per le sue scarpe. Non l’aveva mai vista indossare lo stesso paio finora. L’aveva sempre stupito. Quella sera indossava degli stivaletti bassi, neri e lucidi. Si eccitò da morire al pensiero di scoparla semplicemente alzandole il vestito. Lasciandola perfettamente vestita, ricercatamente tirata. Con gli stivaletti addosso.
Ad un tratto lei si fermò, girandosi. Lo guardò dritto negli occhi, facendoli piccoli passi all’indietro, mordendosi un labbro.
- “Ana, sei invitante da paura.”
La raggiunse, prendendole le mani e tenendogliele rilassate lungo i fianchi. Accarezzava le dita tra le sue, passandole i polpastrelli sui palmi, sfiorandole i polsi e sfregandole il pollice sull’avambraccio. Lei si lasciò solleticare, le mani immobili, le braccia leggermente aperte in un invito a continuare. I loro visi erano vicini, potevano respirarsi l’un l’altra.
Dopo interminabili secondi, finalmente lui la baciò. La baciò timidamente, quasi a cercarne ancora il permesso. Piccoli baci sulle labbra, inumidite e profumate. I nasi in soffice contatto, i visi leggermente piegati e inclini ad assaporarsi le lingue. Fu lei a iniziare la danza, mordendogli un labbro e assaggiandolo con la lingua. La passione in tutta la sua forza proruppe nei loro corpi, nei loro muscoli e nelle loro bocche.
Le lingue si intrecciavano, bagnandosi di saliva e strusciandosi ora con forza, ora accarezzandosi lentamente. Le mani di lei gli toccavano il viso, gli accarezzavano i capelli e chiudendosi a pugno lo tiravano a sé. I suoi seni appoggiati al petto di lui le facevano male da quanto turgidi ed eccitati erano, desiderosi di essere allietati dalle sue mani e dalla sua bocca. Il suo basso ventre poteva sentire attraverso i jeans il cazzo eccitato e incalzante che, andando al ritmo del bacio, ora la sfiorava, ora le si premeva contro con forza.
Le mani di lui le accarezzarono la bassa schiena, delicatamente, scivolando lungo il vestito e salendo verso le scapole, massaggiandole i muscoli e premendole ancora di più i seni addosso. La mano sinistra le raggiunse la nuca, sostenendole la testa e guidandola a sé mentre la lingua di lui le invadeva la bocca, leccandola avidamente e torturandole le labbra. La mano destra scese e si fermo sul fondoschiena, strizzandolo e appagandosi nel sentire la forma sotto di essa, tirando in su il vestito e insinuandosi dentro le mutandine da sopra. Lei poteva sentire i suoi anelli scivolare e pizzicarle la pelle mentre le dita di lui si addentravano sempre di più, raggiungendole la fica bagnata e usando il liquido per massaggiarle il perineo e l’ano. Tuffava il dito medio nel lago che si era creato nelle sue mutandine e lo trascinava in su, scivolando e bagnandola completamente.
All’improvviso si staccò da lei, le prese le spalle e la fece girare, standole dietro. Le slacciò il reggiseno, e fece scivolare la mano sinistra sotto il vestito, strizzandole un seno e stringendola a sé. Lei emise un breve gemito, godendo del seno finalmente premuto tra le dita di lui, il capezzolo turgido torturato tra il medio e l’anulare. Cominciò ad ansimare quando sentì l’altra mano infilarsi tra l’elastico e la pancia, premerle il monte di venere e insinuarsi tra le pieghe delle labbra. Allargò le gambe e le piegò leggermente. Andava su è giù a ritmo mentre lui l’accarezzava lì sotto. Era completamente avvolta dalle sue braccia, dalle sue mani e dal suo profumo.
Cominciò a mordicchiarla sulla nuca, sulle spalle, succhiando e leccandola con la punta della lingua. Fece risalire la mano che teneva tra le gambe e gliela portò alla bocca. Lei sentì il suo odore e gli leccò le dita, bagnandole della sua saliva. Lui le rituffò sotto, tra le altre labbra, scivolandoci sopra e scoprendo il clitoride, stuzzicandolo appena.
E poi di nuovo su, entrandole con le dita in bocca, mischiando il suo stesso liquido alla saliva. Lei si assaggiò molte volte, eccitandosi ancora di più, bagnandogli le dita ora con la fica, ora con la bocca, strusciandoglisi addosso e sentendo il suo cazzo tra le natiche.
Si girò verso di lui, tirandogli il colletto della camicia e baciandolo. Lui sentì tutti i sapori di lei, miscelati dalla dolce saliva e dal liquido salato del suo piacere, mentre il sudore della sua pelle unito al profumo gli inebriava il naso. Le sollevò nuovamente il vestito e le sfilò le mutandine, facendogliele cadere sugli stivaletti. Si staccò dal bacio per leccarsi le dita e tuffargliele tra le gambe, allargandola e massaggiandola, fino a renderla completamente scivolosa. Le prese il collo con l’altra mano e guardandola dritto negli occhi, iniziò a penetrarla prima con un dito, poi con due, muovendosi avanti e indietro, premendo il palmo della mano sul clitoride e massaggiandole l’interno con movimenti lenti ma decisi.
Lei tremava come una foglia, ansimando e sostenendo il suo sguardo, abbandonata a quelle mani e ai brividi che le scorrevano lungo tutto il corpo. Si sentiva inerme di fronte al piacere che lui le stava procurando, disarmata ed eccitata.
Il ritmo delle dita dentro di lei si faceva più forte, più incessante e cominciava a sentire il suo liquido che le colava lungo le gambe, fino all’incavo del ginocchio. Mugolando di piacere gli afferrò con entrambe le mani l’avambraccio che la stava stimolando, sentendo i suoi muscoli contratti, le vene ben in evidenza. Freneticamente cercò e gli slacciò la cintura, calandogli i pantaloni. Lui la girò, facendola appoggiare ad un albero con le braccia. La gamba sinistra di lei leggermente divaricata, il piede sulla punta.
Si passò di nuovo la saliva sulle dita, portandogliela alla fica e giocandoci ancora un po’. Il cazzo pareva esplodergli nei boxer. Le sollevò il vestito, scoprendole il fondoschiena che in quella posizione lo invitava ad essere sculacciato. Le diede un sonoro schiaffo e le strinse i fianchi con le mani, tirandola a sé e facendole sentire finalmente il suo cazzo, pelle contro pelle. Entrambi potevano sentire i loro organi, bollenti.
Poi, con delicatezza, le strusciò la punta contro, aprendole le labbra e bagnandolo. Glielo appoggiò lì, proprio in corrispondenza delle piccole labbra, e iniziò a spingere piano. Lei si sentì allargare e penetrare lentamente, con un movimento continuo, fino in fondo. Il suo cazzo scivolava inesorabilmente dentro di lei, mentre la pelle interna della sua fica gli si stringeva attorno. Poteva sentirlo pulsare.
Inarcò la schiena, esponendosi tutta verso di lui, lasciando che dettasse il ritmo della penetrazione. Lui la sentiva respirare affannosamente, e mentre la scopava si gustò la vista di lei. Vedeva i suoi capelli ondeggiare ad ogni impulso, la sua schiena inarcata ancora dentro al vestito rosso. I suoi glutei perfetti sbattere contro la sua pancia, mentre i suoi testicoli colpivano il clitoride bagnandosi del suo liquido viscoso ad ogni affondo. La fantastica forma del sedere di lei che le donava quella posizione, un bel cuore rovescio, lo faceva impazzire. Le sue mani le accarezzavano i fianchi e ora la tiravano a sé, ora la spingevano via. Le nude gambe della ragazzina riflettevano la luce dei lampioni, le mutandine ancora appoggiate agli stivaletti.
La loro danza durò parecchio. Lei cominciava a sentire i polpacci indolenzirsi, un po’ per la posizione, un po’ per i movimenti che lui le faceva fare, avanti e indietro. Sentiva le sue mani toccarle tutte le cosce e le natiche, ora dal basso, allargandole e penetrandola a fondo, ora con qualche sculacciata. Là dove la mano la colpiva sentiva bruciare sempre di più, ma le piaceva tantissimo, sussultando e mugolando sommessamente ad ogni schiaffo. Poteva sentire quella zona rosso fuoco. Le girava la testa, ubriaca delle meravigliose sensazioni che il suo corpo le procurava.
Sentiva la gamba destra cedere. Staccò una mano dall’albero e la poso delicatamente sulla pancia di lui, facendogli cenno di rallentare. Si voltò verso di lui.
- “Mi metto solo più comoda. Ma tu devi continuare a scoparmi.”
Si inginocchiò sull’erba umida e fresca della sera, si tirò su il vestito che nel frattempo era scivolato coprendola, e gli offrì una splendida visione del suo fondoschiena, inarcato. Lui rimase in piedi un po’ mentre la osservava. Le gambe leggermente divaricate, i glutei sodi e tondi, le labbra della fica sporgenti, e, più sotto, le sue belle gambe e gli stivaletti con ancora le mutandine lì. Lei appoggiò una mano a terra, mentre raccolse un po’ di saliva con l’altra e iniziò a toccarsi, facendo scivolare le sue dita nelle labbra, masturbandosi il clitoride.
- “Cazzo.” Lui non resistette più.
Si inginocchiò dietro di lei, prendendosi il cazzo in mano e avvicinandosi. Le labbra della fica tremavano e vibravano da quanto lei si stava masturbando. Glielo infilò tutto, fino in fondo, mantenendo la pressione e facendoglielo sentire fino allo stomaco.
Lei sussultò. Continuava a masturbarsi, ansimando e mugolando, implorandolo di continuare senza pietà.
- “Scopami. Ti prego. Scopami forte.”
Non se lo fece ripetere due volte. In quella posizione riusciva anche a spingere meglio, e così fece. Le premette forte le mani sopra alla schiena, facendola abbassare e inarcare ancora di più. Mentre la penetrava la sentiva stringersi attorno al suo cazzo, a ritmo del respiro. Lei ansimava, mugolava e stringeva, masturbandosi. Lui le affondava il cazzo dentro spingendo sempre più forte.
- “Mh. Vengo. Ven..go.” lei girò la testa e lo guardò. La camicia, ancora indosso, gli si era appiccicata al petto dal sudore e il gioco di chiaroscuro gli accentuava i lineamenti. Lei si eccitò ancora di più: il suo cuore batteva all’impazzata, non controllava più il respiro. Ad ogni colpo sentiva l’orgasmo montare dentro di lei. Le sinapsi si scollegarono mentre la sua parte animale prendeva il sopravvento. Le dita sul clitoride si muovevano da sole, lei avrebbe voluto rallentarle ma non ne aveva il controllo. La fica le pulsava da morire e si bagnava sempre di più, cominciando a gocciolare. Era inerme di fronte al piacere, finalmente libera di dare sfogo alla sua parte più troia. Liberò il suo essere e venne. Veniva copiosamente, bagnandosi le gambe e i polpacci. Veniva e l’orgasmo durò molti secondi. Veniva mentre lui, implacabile, la penetrava più e più volte. Il suo stesso liquido le bagnò la mano. Istintivamente se la portò alla bocca, leccandosi e assaggiando il suo orgasmo, mentre il ritmo di lui si faceva più serrato. Lo sentiva pulsare. Ansimò forte ed emise un gemito quando sentì un getto caldo di sperma dentro di sé. Ne sentì parecchio, mentre lui respirava forte e si liberava contraendo ogni muscolo del corpo. Le sue mani le stavano stringendo i glutei fortissimo. Sentiva la sua fica ormai dilatata dall’orgasmo ricevere lo sperma, che si mischiava al suo liquido e aumentava il lago di piacere che avevano creato.
Il ritmo si fece più lento, fino a fermarsi. Si ascoltarono ansimare ancora, fermi immobili in quella posizione, ancora l’uno dentro all’altra. Quando lui lo tirò fuori, parte dello sperma caldo uscì e le finì sui polpacci e sugli stivaletti, bagnandole le mutandine.
- “Cazzo Ana sei perfetta.” Le baciò dolcemente la schiena scoperta. La aiutò a rialzarsi e la baciò appassionatamente abbracciandola. Lui aveva ancora i pantaloni e i boxer abbassati, il membro a mezz’aria. Lei aveva ancora le mutandine giù, le gambe bagnate, il reggiseno slacciato dentro al vestito, e sentiva che le colava ancora lo sperma dalla fica.
Si staccarono dal bacio e si guardarono.
- “Adesso torniamo dentro?”
Silenzio.
- “Adesso scappiamo via.”
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